La Chiesa

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(i due volumi di Mario Facci , sono  disponibili in sacrestia agli interessati)

MARIO FACCI è nato ad Anzola dell’Emilia (BO) il 15 Aprile 1925. Ha studiato al Ginnasio inferiore e superiore ai Salesiani di Bologna e al Liceo Classico Minghetti di Bologna. Laureato in Medicina-Chirurgia e libero docente in Patologia  Medica e Semeiotica Medica. Già Primario Medico dell’ Ospedale Civile di Porretta Terme e del S.Camillo di Bologna. Socio corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna. Socio di Bologna Storica e Artistica. Socio del gruppo studi Alta Valle del Reno e del gruppo Savena-Setta-Sambro. Autore di diversi saggi di storia religiosa e civile locale.

IL RAVONE E IL SUO TERRITORIO

La denominazione della nostra Chiesa Parrocchiale e’ strettamente legata al Ravone, il torrente che scorreva a poche decine di metri dalla Chiesa stessa. Oggi il Ravone e’ coperto e il suo stesso nome suscita qualche interrogativo in chi conosce per la prima volta il nome della nostra Chiesa; ma un tempo il torrente era noto ed aveva una sua importanza.

Il Ravone, infatti, scendendo dalla collina fra Casaglia e Paderno, dopo aver corso accanto alle attuali via Ravone e via Dotti, attraversava via Saragozza, dirimpetto all’attuale via Felice Battaglia; proseguiva la sua corsa parallelo a via Brizio, quindi attraversava via Andrea Costa fra gli attuali numeri 83 e 85 della stessa via, continuava parallelo a via Busi e confluiva nel Reno, ove attualmente e’ via Sabotino.

Nel portico di via Saragozza si può notare un arco più ampio degli altri, sotto il quale passava il fiume; una lapide, visibile dall’esterno del portico, ricorda che l’arcata fu eretta con offerte dei cittadini <<molto umilmente dedicata alla perenne fonte della Grazia>>.

Il percorso era a cielo aperto ed il torrente era un tempo ricco di acque ed aveva una sua importanza, tanto che la zona era denominata in antico <<Val di Ravone>>.

Molti uomini insigni bolognesi derivarono il loro cognome dal nome del torrente; e’ naturale che la Chiesa, costruita a poche decine di metri dal Ravone, si stata identificata con riferimento al torrente; questa denominazione e’ poi rimasta, anche per contraddistinguerla da altre Chiese dedicate in Bologna a San Paolo: San Paolo Maggiore e San Paolo in Monte esistenti ancora oggi; ma un tempo vi erano anche San Paolo del Soccorso e San Paolo Converso. Ancora oggi uno dei vicariati pastorali in cui e’ divisa la citta’ prende nome “BOLOGNA RAVONE”.

Del territorio Ravone si parla già nell’antichità’ ed il Museo Civico espone i reperti di un <<Villaggio di San Paolo di Ravone>>, villaggio dell’età’ del bronzo che sorgeva nel <<terreno Arnoaldi>> (a destra dell’attuale via Andrea Costa, fra via Nino Scota e via Montefiorino). Questo villaggio era composto di <<capanne circolari e ovoidali, di rado rettangolari, simili ai trulli pugliesi>> della zona di Alberobello.

E’ interessante poi rilevare come sia molto antica la destinazione al sacro della zona in cui la “nostra” Chiesa fu costruita. Nella zona circostante la Chiesa, infatti, era già praticato, nell’ottavo secolo prima di Cristo, il culto dei morti: vere e proprie necropoli sono state qui ritrovate durante gli scavi condotti dgli archeologi Brizio e Zannoni quando si scoprirono, dal 1871 in poi, i primi sepolcri italici di tipo villanoviano: la maggioranza a cremazione, con le ceneri conservate in vasi, altri ad inumazione.
Questi sepolcri, risalenti al VIII secolo, erano lungo via Andrea Costa, oltre il Ravone, fra le attuali via Brizio, Zannoni e Valeriani; mentre all’inizio dell’attuale via Crocetta si ritrovò il Sepolcreto dello <<Stradello della Certosa>>, nel quale furono ritrovate 1100 tombe.

Avanzi di tombe etrusche, ritrovate tra l’attuale Certosa e via Nino Scota, in via Brizio e di tombe romane sopra ai sepolcreti umbro-etruschi, hanno creato la convinzione che per lunghissimo tempo la zona adiacente a San Paolo di Ravone abbia ospitato sepolcreti, tanto che il tratto attuale via Andrea Costa oltre il Ravone veniva chiamato << Via delle tombe >> (Luigi Zannoni) o << Città dei morti >> (Pericle Ducati).

Altri reperti di epoca romana vennero alla luce nella zona e fra gli altri ricordiamo un cippo del I o II secolo d.C. dedicato a Giunone Regina; sembra che questo cippo facesse parte di un tempio che sorgeva in un’altra parte della città. Il cippo ritrovato vicino a San Paolo non poteva far parte di un tempio pagano qui esistente ? E la prima, piccola chiesa di San Paolo di Ravone non potrebbe essere sorta nelle vicinanze dei resti di questo antico tempio ?

Per trovare le prime notizie della nostra Chiesa occorre fare un balzo di vari secoli e portarsi verso il termine del primo millennio dell’era cristiana, quando nel 990 e’ segnalata la presenza di una piccola Chiesa dedicata <<all’Apostolo delle genti San Paolo>> presso il torrente Ravone, accanto alle sede di un gruppo di suore mendicanti.

Mancano purtroppo documenti ufficiali a cui risalire per avere notizie certe; gli antichi archivi furono distrutti nel 1228, dopo che Bologna era stata sconfitta dai modenesi nella <<rotta di Bazzano>>. Il popolo bolognese insorse contro i nobili, che riteneva responsabili della sconfitta, si impadroni’ del governo e distrusse l’ archivio pubblico, bruciando ogni documento che capitò fra le mani degli insorti.

Scrive al riguardo il Cencetti (“Le carte bolognesi del secolo X”) che sono rimaste soltanto 23 carte del periodo 992-1000, cosicché egli definisce la storia cittadina di quegli anni <<l’oscurissima storia di Bologna avanti il Mille>>. E proprio di questa “oscurissima storia” della nostra città stanno le origini di San Paolo di Ravone, stando alle informazioni ormai concordi di quelli che hanno scritto al riguardo: occorre quindi attenersi con un atto di fiducia alle notizie di chi, nei decenni e nei secoli scorsi, scrisse sulle origini della nostra Chiesa, basandosi su documenti oggi purtroppo scomparsi, mai trascritti.

Il Della Casa (Monsignor Raffaele, “Storia di San Paolo di Ravone”) scarta l’ipotesi che San Paolo di Ravone sia sorta nei primi secoli del cristianesimo bolognese, e cioè nel IV/V secolo; infatti e’ ormai opinione comune che la prima piccola chiesa di San Paolo di Ravone risalga alla fine del X secolo.

Alcune fonti indicherebbero la Chiesa preesistente nell’anno 990: nell’Archivio Arcivescovile, in un manoscritto del 1725 e’ apposta un’annotazione in cui si evidenzia che in un documento dell’Archivio Boschetti di Modena si parla di certo <<Eustorgius…qui vivens est propter ecclesiam Sancti pauli ad Ravonem…….>> (Eustorgio, che vive presso la Chiesa di San Paolo vicino al Ravone); tale documento e’ del 931, ma e’ andato purtroppo perduto.

L’anno 990 e’ comunque ormai tradizionalmente considerato l’anno più antico della Chiesa di San Paolo di Ravone.

Citano questa data: la relazione manoscritta del 1725, il Ghirardacci (“Della Historia di Bologna”) e fra gli autori più recenti, Stefano Luigi Astengo (“Gli Agostiniani e il tempio di San Giacomo”), il Bortolotti (“Il suburbio di Bologna”), Angelo Raule (“La Chiesa di San Paolo di Ravone nella sua seconda decennale”), nonché i vari nostri Bollettini Parrocchiali che, in occasione di Decennali Eucaristiche, hanno fornito notizie sulle origini della nostra Chiesa. Anche il Della Casa ammette che la Chiesa possa essere sorta nel X secolo. D’altra parte molti autori, citando la Chiesa di San Paolo di Ravone come chiesa dei frati Agostiniani nel 1123, aggiungono che la stessa Chiesa <<aveva origini antichissime>>, oppure <<esisteva molto tempo prima>>. (“Secoli Agostiniani”, Luigi Torelli)

Bologna nel X secolo era assai più ristretta di quanto non fosse stata in epoca romana: grande poco più di una borgata, la città era chiusa dalle mura di selenite. E per avere un’idea delle dimensioni della città di allora, si ricordano le quattro porte che si aprivano in queste mura:

  1. a Nord Porta Cassiana (attuale via Indipendenza, subito dopo S. Pietro);
  2. a Sud Porta Procula (attuale incrocio fra via D’Azeglio e via Urbana);
  3. a Est Porta Ravegnana (in via Rizzoli);
  4. a Ovest Porta Nova o Porta Stiera (attuale incrocio fra via Venezian e via IV Novembre).

Tutto il terreno circostante aveva subito nei secoli precedenti danni di ogni sorta. Il territorio del Ravone era dunque lontano, fisicamente e strutturalmente, dalla città. Non vi erano strade e si era sempre con l’incubo delle inondazioni del torrente.

Una conferma del cattivo stato delle vie di comunicazione sono prova i provvedimenti del XIII secolo, che stabilirono l’inghiaiamento delle strade dal Borgo del Pradello e dal Borgo Sant’Isaia alla Chiesa (1250). A questi lavori concorsero una dozzina di comuni vicini, da Casalecchio a Panico, da Ceretolo a Zola.

In questa zona, senza strade degne di questo nome, nel 990 e’ segnalata la presenza della prima piccola Chiesa di San Paolo di Ravone, accanto ad una modesta sede di un gruppo di suore mendicanti. Siamo verso la fine del primo millennio, negli anni pervasi dagli incubi e la paura ch e l’attesa dell’anno 1000 portava con sé, la solitudine dei luoghi abbia fatto scegliere questa sede come luogo di penitenza, quasi di eremitaggio alla comunità di suore mendicanti che scelse di abitare accanto alla piccola Chiesa di San Paolo, vicino al torrente Ravone.

I FRATI AGOSTINIANI

Notizie certe e concordi esistono per i periodi successivi, quando alle monache mendicanti, delle quali si sa poco o nulla, subentrarono i monaci eremitani di una delle varie congregazioni che seguivano la Regola di Sant’Agostino.

Risulta che nel 1123 questi eremitani erano insediati in San Paolo di Ravone, <<chiesa di modesta apparenza, posta non lungi dal torrentello Ravone e dedicata all’Apostolo delle genti San Paolo>> chiesa che in quell’anno <<era in pieno e perfetto essere>> (Luigi Torelli “Secoli Agostiniani”).
Le varie congregazioni di agostiniani risiedevano, secondo il Ghirardacci, <<fuori dalla città, alle chiese di San Michele in Bosco, di San Paolo di Ravone e di San Giacomo di Savena>>, ma San Paolo di Ravone sarebbe cronologicamente stato il loro primo convento bolognese. Questi vari gruppi di eremitani agostiniani furono poi riuniti nell’unico ordine degli Eremitani di Sant’Agostino dal Papa Benedetto IV nel 1256.

Nel XII secolo la popolazione della città era un po’ aumentata e la cerchia delle mura si era un po’ allargata, diventando la cosiddetta <<cerchia dei torresotti>>. Nel lato occidentale si entrava per la Porta Nuova che era posta dove ancora oggi la troviamo all’inizio di Porta Nuova, presso P.zza Malpighi. La citta’ era sempre lontana e San Paolo di Ravone rimaneva una piccola chiesa di campagna.

Nell’archivio degli eremitani di San Giacomo, da un documento del secolo XIII, si legge di una donazione del 14 Maggio 1279 con cui l’Abbazia di Montepiano dell’Ordine di San Benedetto di Valleombrosa dona a fra Vitale dell’Ordine e Convento di San Giacomo, <<e quello mancando alli detti Padri di San Giacomo, due tornature di terra e la Chiesa di San Paolo di Ravone con l’obbligo di ufficiarla>>. In questa data i frati Agostiniani divennero proprietari della Chiesa.

LA DOMENICA IN ALBIS

La Domenica in Albis era un giorno di particolare festa per San Paolo di Ravone: una <<costumanza curiosa che ha il pieno sapore delle consuetudini del Medio Evo>> (Umberto Beseghi “Introduzione alle Chiese di Bologna”) era in vigore <<da tempo immemorabile>> (Luigi Torelli “Secoli agostiniani”); la Domenica in Albis, infatti, il Capitolo di San Pietro si recava in questa Chiesa a celebrare la Messa Solenne. Ed era una cerimonia tradizionale, che seguiva norme ben precise; in base al dettagliato racconto che ne fa l’Agostiniano Padre Luigi Torelli, sappiamo che il << Reverendissimo Capitolo di questa nobilissima Metropolitana, da tempo immemorabile, va ogni anno la Domenica in Albis, la mattina a celebrare la Messa solenne, e recitare anche l’Hore Canoniche nella detta Chiesa e ciò per obbligo antichissimo>>.

Dopo vari secoli, questa usanza si interruppe nel 1366, si venne allora ad un compromesso: interrotta l’erogazione al Capitolo della Metropolitana delle regalie esse furono sostituite da una particolare rendita che i frati avrebbero corrisposto ai Canonici del Capitolo.

LA PARROCCHIA

La città aveva allargato la cerchia delle mura, completandola nel 1374 lungo il percorso che corrisponde oggi ai viali di circonvallazione.per uscire dalla città verso San Paolo di Ravone si passava per la “postierla” del Pratello (Athos Vianelli “Mura e porte di Bologna”) murata, nel breve tratto ancora esistente all’inizio di viale Vicini.

Occorrerà attendere il 1568 per avere come uscita dalle mura la Porta Sant’Isaia, che rendeva piu’ diretta l’uscita verso la nostra zona. Gli abitanti della Val di Ravone erano incorporati, fino al XV secolo, in altre Parrochie, specialmente quelle di Sant’Isaia e di Santa Cristina di Pietralata. Col passare degli anni, però i “ravoniani” posero in evidenza il forte disagio di doversi recare in Parrocchia oltre le mura, con tutte le difficoltà connesse.

Il 22 Gennaio 1545 con Atto del notaio Cesare Belliossi venne stabilito il passaggio delle anime dei parrocchiani abitanti fuori dalle mura della Chiesa di Sant’Isaia e Santa Cristina alla Chiesa di San Paolo di Ravone.

L’atto notarile, redatto in un “latino d’epoca”, ricordava innanzitutto che i sacerdoti delle due Parrocchie sopra ricordate non potevano uscire di notte dalle mura, quando le Porte erano chiuse e ne erano altresì impediti nei giorni di pioggia e fango per il pessimo stato delle strade.

Per questi motivi ed in relazione alle istanze degli abitanti della zona, Mons. Agostino Zanetti, Vescovo di Sebaste e Vicario Generale dell’Arcivescovo di Bologna Card. Alessandro Campeggi, unì la popolazione ivi residente nella nuova Parrocchia di San Paolo di Ravone, erigendo la Chiesa del Convento degli Agostiniani in Chiesa Parrocchiale.

La cura delle anime veniva affidata a Fra Evangelista da Padova dell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino, priore della Chiesa di San Paolo di Ravone e ai suoi legittimi successori.

Inizia così il 22 gennaio 1545 la vita della nostra Parrocchia.

La primitiva Chiesa , di modesta apparenza fu rifatta una prima volta nel 1321 e rinnovata nel secolo XVI: dalle notizie frammentarie che si rilevano da vari documenti, si desume che era ad una sola navata e come l’edificio iniziale era affiancata all’attuale via Andrea Costa, con la facciata rivolta a levante (verso Porta Sant’Isaia), come erano costruite di norma le chiese nel medio evo.

La parte anteriore era preceduta da un modesto portico e si affacciava su una piazzetta limitata da quattro fittoni in macigno; un piccolo cimitero affiancava la chiesa, dopo esser stato un tempo dentro la stessa chiesa.

Il cimitero rimase fino all’inizio del XIX secolo quando fu stabilito che tutte le sepolture avessero luogo nella Certosa, trasformata nel 1801 in cimitero della città.

Da un documento del tempo (dall’Archivio Arcivescovile- Cartone 417) ci pervengono le misure e la composizione della vecchia Chiesa che aveva questi altari:

  • l’altare maggiore dedicato a San Paolo;
  • 4 altari dedicati: alla Beata Vergine della Cintura, a San Giuseppe, a Sant’Antonio da Padova e a San Sebastiano.

Nel 1779 si descrivono gli altari laterali con una variante: in luogo dell’altare dedicato a San Sebastiano si ha l’altare dedicato al Crocifisso, mentre un quadro di San Sebastiano viene posto nell’altare della Beata Vergine della Cintura.

All’Altare Maggiore vi era un quadro dedicato a San Paolo, accanto al presbiterio un’epigrafe del 1487 ricordava <<un sepolcro di frati agostiniani che qui risiedettero>> (Luigi Bortlotti “Il suburbio di Bologna”). La Chiesa era affiancata da una torre a tre campane, costruzione che tuttora esiste, e che risale ai secoli XIV/XV (almeno nella parte inferiore).

Una sosta nell’attività’ parrocchiale si ebbe nel 1630, causa la peste, quando la nostra Chiesa Parrocchiale fu trasformata in Lazzaretto. L’epidemia, che colpì varie regioni italiane ed europee, fu per Bologna una vera calamità (si tratta della peste descritta dal Manzoni nei “Promessi sposi”).

Si interruppe così l’attività’ di culto e l’attività’ dei monaci agostiniani fu rivolta all’assistenza a coloro che erano colpiti dal morbo.

IL CLERO SECOLARE A SAN PAOLO DI RAVONE

Ripresa l’attività’ dopo l’interruzione dovuta alla peste, la nostra Parrocchia ebbe un’altra svolta nella sua storia a meta’ del XVII secolo.

Papa Innocente X dispose la chiusura e la soppressione dei vari piccoli conventi, fra cui quello degli Agostiniani di San Paolo di Ravone, <<come picciol troppo>>.

Il Convento degli Eremitani di Sant’Agostino, dopo tanti secoli, fu soppresso; gli Agostiniani rimasero, però fino al 1655, poi la Parrocchia venne affidata al Clero secolare.

In occasione del trasferimento i Superiori e i Frati dell’Ordine si incontrarono con il Massaro (che dirigeva gli affari della Comunità per incarico del Comune di Bologna) e con i Parrocchiani di San Paolo di Ravone per concordare i dettagli circa l’uso della Chiesa e della casa attigua. Nella Domenica in Albis i parrocchiani avrebbero offerto ai Padri Agostiniani una torcia di cera bianca; i Frati si riservarono di eleggere il predicatore della Quaresima e di dare il consenso per eventuali innovazioni al fabbricato.

Nel 1656 fu nominato il primo Parroco del Clero secolare e fino ad oggi la Parrocchia e’ sempre stata retta in questa linea. Nei 110 anni di reggenza della Parrocchia da parte degli Agostiniani, si sono avvicendati 8 parroci, con una media di circa 13 anni ciascuno; nei 324 anni che collegano il 1656 ed il 1980 (quando ha iniziato il suo ministero l’attuale parroco don Ivo Manzoni) si sono succeduti 13 Parroci del Clero Secolare, con la media di 25 anni ciascuno e con il <<primato>> di Mons. Elio Orlandi, rimasto Parroco ben 48 anni.

Una seconda breve interruzione della vita parrocchiale si ebbe nel 1866, quando Chiesa e Canonica furono sequestrate per esigenze militari. Funzionò allora come Parrocchia la Chiesa di San Girolamo della Certosa fino all’ottobre del 1867, quando San Paolo di Ravone poté riprendere le sue attività.

LA FABBRICA DELLA NUOVA CHIESA

La popolazione della Parrocchia andava via via aumentando e poiché, quasi certamente, la frequenza alla Chiesa era assai superiore a quella di oggi, la Chiesa era sempre più insufficiente ad accogliere gli abitanti della zona.

Nel Novembre 1884 un’adunanza dei parrocchiani decise che occorreva erigere una Chiesa più grande, l’istanza si rinnovò negli anni seguenti: si ricorda un’adunanza dei capi-famiglia che il 26 aprile 1896 ribadì questa necessità. Soltanto al termine del 1899 si poterono iniziare finalmente i lavori.

Queste date indicano le difficoltà di attuazione del grande progetto: difficoltà finanziarie soprattutto, in cui si trovò il Parroco di allora, Don Giuseppe Palmieri, dovendo iniziare un’opera così costosa senza averne i mezzi, fidando soltanto nella Divina Provvidenza e nelle offerte dei parrocchiani…..
La vecchia Chiesa era piccola e soggetta agli allagamenti del Ravone…..e i lavori iniziarono.

Il 4 Novembre 1899 si ebbe la posa della prima pietra, alla presenza del Cardinale Domenico Svampa. Il progetto era dell’Ingegner Ceri: la planimetria indica chiaramente l’ubicazione della vecchia Chiesa ed il tracciato della nuova; il torrente Ravone, mentre via Busi e via Guerini non esistevano ancora. Attorno la campagna.

Dopo tante polemiche e la diatriba tra l’impresa scelta per la costruzione e i parrocchiani “volenterosi” si arrivò comunque, sabato 8 Dicembre 1900, alla <<bandiga>>, la tradizionale festa bolognese in occasione della copertura di un edificio in costruzione. L’edificio era sì coperto, ma ancora lontano dall’esser terminato, almeno nella sua ossatura: occorsero altri 4 anni per rendere agibile il nuovo fabbricato.

La Parrocchia dovette, durante gli anni della costruzione, ricorrere per le funzioni alle Chiese di San Girolamo della Certosa e di San Rocco. Ma la vita parrocchiale continuò sempre, pur fra tante difficoltà: ne e’ una prova la costituzione, nel 1903, dell’Associazione Gesu’ Bambino. Nei locali della vecchia Chiesa ebbero sede i circoli giovanili <<Silvio Pellico>> e <<Surge>> e il <<Silvio Pellico>> ricavò addirittura nei locali un teatrino.

Il 4 Ottobre 1904 la nuova Chiesa di San Paolo di Ravone venne finalmente aperta al culto, per quanto incompleta, era infatti ancora priva di un portale, il suo interno era in gran parte grezzo e deficitava ancora di alcune finestre da sistemare….

La Chiesa tuttavia era fatta ! Ed era solida, costruita per non subire più danni dal torrente Ravone.
Poi, dal 194, vennero sistemati i locali, ora riscaldati ed illuminati, oggi adibiti a varie attività parrocchiali (aule del catechismo, sala San Paolo, Oratorio, sede Scouts……) costruiti già dal progetto dell’Ing. Ceri sotto il piano della Chiesa

LA PARROCCHIA URBANA

Quando la nuova Chiesa fu inaugurata, la zona di San Paolo di Ravone era ancora periferia abbastanza lontana dalla città, anche se le mura erano in corso di demolizione e la Porta Sant’Isaia era stata abbattuta nel 1902 perché pericolante.

I tram erano ancora trainati da cavalli fino al 1904 quando la linea fu elettrificata. Si dovette attendere il 1906 perché i tram raggiungessero la nostra Chiesa, proseguendo fino al Meloncello (Davide Damiani “Bologna in tram”): la nostra zona non era più il <<Villaggio di San Paolo di Ravone>> ma stava diventando periferia della città.

Nel dicembre 1915 San Paolo di Ravone venne costituita <<Parrocchia Urbana>> con la facoltà di celebrare il Sacramento del Battesimo, che si celebrava in precedenza nella Cattedrale di San Pietro.

Così nel 1918 si iniziarono i Battesimi anche in San Paolo di Ravone, completandone la piena funzionalità.

La costituzione in Parrocchia Urbana permise di partecipare a due manifestazioni tipiche della Chiesa bolognese:

  1. la processione della Madonna di San Luca: nel Maggio1919 la Parrocchia si uni’ per la prima volta alle altre parrocchie cittadine per l’annuale processione cosa che prima effettuava “in proprio”;
  2. la Decennale Eucaristica: nel 1923, per Decreto del Cardinale Giorgio gusmini, San Paolo di Ravone ebbe la sua prima “Decennale” che riusci’ molto festosa e soprattutto sentita.

Nei decenni successivi lo sviluppo edilizio ha fatto via via aumentare la popolazione della Parrocchia ed il suo territorio ha subito varie riduzioni, con la creazione di nuove parrocchie alle quali sono stati affidati gli abitanti di varie zone esterne di San Paolo di Ravone:

1934 Santa Maria e S. Valentino della Grada

1937 Sacra Famiglia

1937 Beata Vergine Immacolata

1957 San Giuseppe Benedetto Cottolengo

1959 San Giuseppe

1961 Sant’Andrea (detto “della Barca”)

1967 Santa Maria Madre della Chiesa

Nonostante queste riduzioni del territorio la nostra Parrocchia rimase per lunghi anni la piu’ popolosa bolognese ed e’ tuttora fra le parrocchie con maggior numero di abitanti.

I PARROCI FINO AD OGGI

Don Giuseppe Palmieri (Parroco dal 1878 al 1914)

Si deve a lui ed alla ferma volonta’ dei parrocchiani del suo tempo la costruzione della nuova Chiesa.
In questo periodo si abbozzarono gli altari laterali e si pose dietro l’altare una prima statua di San Paolo

Don Silvio Busi (Parroco dal 1915 al 1931)

Di questo periodo la tinteggiatura della Chiesa, la porta, l’illuminazione elettrica, la nuova statua di San Paolo,la nuova Canonica. Nacque il Bollettino Parrocchiale.

Don Elio Orlandi (Parroco dal 1931 al 1979)

Nel suo lungo periodo di “reggenza” i debiti furono risanati, la Chiesa pressoché completata: si rinnovò l’Altare Maggiore, decorazione degli altari laterali, la costruzione della Cappella a San Giovanni Bosco, riscaldamento della Chiesa, rivestimento in marmo di tutti gli altari minori, le aule del catechismo, il cortile per i giochi dei ragazzi. Sistemata la Chiesa il Parroco pensò ad altre due grandi opere: l’asilo/scuola e la Casa di Riposo.Doveroso ricordare che fu nominato Monsignore per i grandi meriti acquisiti.

Mons.  Ivo Manzoni (Parroco dal 1980)

Siamo ai giorni nostri e le opere da Lui fatte sono innumerevoli e crediamo che non siano finite. Con l’augurio di continuare così…..ne elenchiamo alcune ricordando che nell’anno 1982 e’ stato nominato Canonico e il 29 giugno 2002 Monsignore dal Cardinal Giacomo Biffi.
Revisione generale dell’immobile Chiesa e della Canonica, rinnovo delle decorazioni all’interno della Chiesa, restauro delle vetrate dell’abside e della vetrata rotonda della facciata, restauro del campanile e della casa del sagrestano, migliorie nell’impianto di riscaldamento, l’impianto per il suono elettrico delle campane, restauro dell’antico organo, acquisto di un nuovo Organo, restauro della Cappella di San Giovanni Bosco, gli accessi alla Chiesa Parrocchiale con scivolo, gradini e gradoni, ristrutturazione dei locali annessi: Oratorio, Sala San Paolo e Sala don Bosco, pulizia della facciata della Chiesa, ristrutturazione della Statua di San Paolo, ampliamenti della Casa di Riposo, sistemazione della Casa a Croce Martina di Rodiano, acquisto della casa annessa a quella del sagrestano, messa a norma dell’impianto elettrico e di riscaldamento della Chiesa, della canonica e delle opere, nuovo impianto luci e ristrutturazioni dell’Oratorio…
Senza dimenticare la cura delle anime, le notevoli funzioni, i numerosi gruppi……di cui questo sito e’ la testimonianza “multimediale” !

Don Alessandro Astratti (Parroco dal 6 Novembre 2011)

Dalla sua venuta, ha previsto la ristrutturazione di gran parte della Parrocchia con i locali completamente riallocati su superfici più idonee al loro uso funzionale. dal Luglio 2012 l’inizio dei lavori  e poi nel 2014 sono terminati: Il nuovo ambiente cucina, il nuovo oratorio e la nuova sala riunioni che con attrezzature multimediali soddisfa ogni generi di incontri. Ha promosso da 2015 la nuova Estate ragazzi esclusiva della Parrocchia e senza  più il gemellaggio con la Sacra Famiglia. Ha concesso i locali Caritas per un nuovo stile  di solidarietà alla Conferenza di San Vincenzo, assieme al già esistente progetto di Emergenza Famiglie e della Ronda verso i senzafissadimora, ha trovato impulso per migliorare il servizio. Assieme al cappellano Don Giancarlo, ha messo a regime, con i collaboratori tecnici, il  nuovo sito parrocchiale. Vive in prima persona la solidarietà umanitaria con la Bosnia nelle sue attività caritative. Ha curato il rinnovamento di molti drappi e icone della Chiesa, le lampade interne e nel 2019 il Fonte Battesimale collocato presso l’altare e non più presso la porta dell’ entrata / uscita .

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